In occasione della morte di Joe Garagiola, Sr. avvenuta in Scottsdale, Arizona il 23 marzo 2016, l’amico Gary R. Mormino ha mandato il seguente articolo :
Tom di Wauchula e un tale di nome Joe
Gli storici e gli sceneggiatori amano il conflitto e il contrasto : Hamilton e Burr, Grant e Lee, Nixon e Kennedy, Clinton e Trump.
Wauchula, Florida e il quartiere italiano della Hill di St. Louis, Missouri non sembrano avere niente in comune. Wauchula, la sede della contea di Hardee, rappresenta l’ethos della vecchia Florida con le sue tradizioni rurali saldamente intrecciate come la frusta dei cacciatori di vacche.. Negli anni trenta Wauchula si autoproclamò capitale del cetriolo d’America. La Hill attrasse migliaia di immigrati italiani provenienti dalla Lombardia, ansiosi di trovare l’America nelle cave di argilla e nelle fabbriche di laterizi di St. Louis.
I detrattori denigravano i rispettivi residenti con gli epiteti “Crackers” e “Dagos.”
Secondo un luogo comune degli anni quaranta, la guerra era il motivo per cui Dio voleva che gli americani imparassero la geografia. Pearl Harbor e Manila unirono due giovani che divennero amici per tutta la vita.
Il 7 dicembre 1941, Tom McEwen frequentava il primo anno dell’Università della Florida , allora riservata ai soli maschi. Aveva giocato a tennis quel giorno, e quando tornò alla sua confraternita apprese la notizia di Pearl Harbor. “Eravamo nel ROTC (Reserve Officers’ Training Corps – Corpo di addestramento degli ufficiali di riserva), spiegò McEwen.
La confraternita che si chiamava Alpha Tau Omega (ATO) divenne un centro di guerra. Tra i compagni di McEwen c’erano i fratelli Sam e Myron Gibbons – futuri uomini politici della Florida. “Ci richiamarono nel giugno 1943,”ricorda McEwen. “Andammo tutti a Fort Bragg per l’addestramento di base ma c’erano così tanti studenti universitari che ci rimandarono all’Università della Florida in attesa di posti disponibili nella scuola per aspiranti ufficiali.” McEwen si laureò in giornalismo “in absentia” all’Università della Florida.” Questo significava che adesso ero nell’esercito!”
McEwen si specializzò a Fort Sill, Oklahoma. “Entrai in un battaglione di carri armati.” In Francia i più forti carri armati tedeschi stavano devastando quelli americani, e McEwen era a capo di un plotone di carristi in attesa di essere spediti in Francia.
Invece, nella primavera del 1945 McEwen finì nelle Filippine che erano state al centro di aspri combattimenti.
L’esercito assegnò il 785° Battaglione Carri alla sorveglianza dei prigionieri di guerra giapponesi. “Little Mack,” urlò l’ufficiale comandante. “Tu che hai un po’ di istruzione, adesso sei ufficiale dei prigionieri.” Un generale con il frustino informò McEwen che aveva tre giorni di tempo per costruire un campo per prigionieri di guerra (POW – Prisoners Of War Camp) prima dell’arrivo dei primi giapponesi.
McEwen aveva quindi il comando del Campo n.1 fuori Manila, Base X, Forze Armate Pacifico Occidentale. Il ruolo di ufficiale dei prigionieri prevedeva l’assegnazione di un autista. “Pfc (Private First Class , Joe Garagiola, a rapporto!”
Tom di Wauchula e il G.I. Joe non sembravano venire dal medesimo pianeta. McEwen aveva distribuito giornali a Wauchula andando a cavallo. Tom aveva un gran desiderio del cuore di palma e del semolino di sua mamma mentre a Joe mancavano il risotto e la polenta, piatti misteriosi se non disgustosi secondo gli opposti punti di vista. Adesso avevano imparato a mangiare SPAM (Special Process American Meat – carne in scatola) o fette di carne secca e salata di manzo (una vaga qualità di bresaola).
A Manila, Joe e Tom condivisero la passione per il baseball, le ragazze e i sogni post-bellici. Garagiola voleva diventare un campione di baseball ; McEwen sperava di diventare un giornalista sportivo.
Nel 1942 il direttore generale dei St. Louis Cardinals, Branch Rickey chiese alla sedicenne promessa del baseball quanto volesse per firmare il contratto. Joe fu risoluto : La cifra era 500 dollari . In seguito Joe spiegò che 500 dollari era il residuo del mutuo dei suoi genitori. Quando presentò l’assegno al padre Giovanni,”gli occhi del poveruomo si coprirono di lacrime.”
Alla domanda se avesse letto le condizioni della Convenzione di Ginevra, McEwen scoppiò a ridere. “Mai vista una copia. Mai sentito parlare.” Gli ordini del generale Plank erano chiari e precisi: Siate umani ma fate lavorare i prigionieri 12 ore al giorno e aguzzate l’ingegno per dar loro da mangiare e vestire.”Usa il cervello, figlio mio,” enfatizzò il generale.” Qui la manodopera è scarsa – barattala!” Alla fine il campo si affollò di duemila prigionieri giapponesi.
“Il solo pericolo”, ricordava McEwen, erano i filippini che sparavano ai prigionieri giapponesi.” L’occupazione giapponese delle Filippine era stata feroce : erano morti almeno un milione di civili. Garagiola ricordava di aver subito le uniche ferite di guerra durante il trasporto dei prigionieri giapponesi ai campi di lavoro, bersagliato da pietre e mattoni.”Colpivo le palle da baseball mal tirate verso l’alto e di prenderle. I giapponesi pensavano fossi Houdini!.”
Nel 2011, quando McEwen morì chiamai Garagiola che era distrutto dal dolore. Si abbandonò ai ricordi, quando camminavano di fronte al filo spinato del campo di prigionia con mazza, guanto e palla. “
Le esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki decretarono l’inutilità delle Filippine come base di preparazione per l’invasione del Giappone. Il capitano McEwen e il sergente Garagiola si unirono alla marea di G.I. americani che tornavano a casa.
Nel 1947 McEwen entrò al Fort Myers News-Press, e quindi al St. Petersburg Times , nel 1958, divenne il redattore sportive del Tampa Daily Times e successivamente, nel 1962, del Tampa Tribune.
L’influenza di McEwen si estese al di là dell’angolo della stampa, qualità che gli procurò molte critiche in quanto i suoi detrattori pensavano fosse andato al di là delle sue competenze diventando amico di proprietari e campioni. Merita comunque un riconoscimento l’aver persuaso i proprietari ad assegnare una franchise della NFL (National Football League) a Tampa nel 1975. Il suo rivale al Times, il giornalista sportivo Hubert Mizell è scomparso nel 2014.
Congedato dall’esercito il giorno della mamma del 1946, il caporale 20enne Joe Garagiola debuttò nel campionato professionista di baseball con la maglia dei St. Louis Cardinals nel maggio 1946. Si aggregò alla squadra a Filadelfia –“In vita mia non ero mai stato così a est!” Al suo arrivo gli fu detto di cercare la stanza di Marty Marion.”Dormii in corridoio, ero un esordiente e avevo paura di bussare alla porta.” Si comportò benissimo nelle World Series del 1946, con una percentuale alla battuta migliore di quella di Ted Williams dei Red Sox. Ma il vicino di casa di Joe in Elizabeth Street a St. Louis, Yogi Berra, che uno talent scout aveva definito ”il peggior membro di una compagnia di acrobati disoccupati” divenne il più grande ricevitore della Hill. Berra aveva passato il D-Day di fianco a un mitragliere su una lanciarazzi che si era capovolta.
Parlare di baseball è stato il più grande talento di Garagiola. Cominciò la sua carriera di presentatore con radio KMOX e i St. Louis Cardinals. Divenne una leggenda come giornalista di baseball e quindi come conduttore del Today Show.
G.I. Joe e Tom di Wauchula rimasero amici per quasi settant’anni. La guerra plasmò un gruppo di amici allo stesso tempo commovente, divertente e duraturo.
Joe Garagiola Tom McEwen
L’assegnazione del premio John Jordan”Buck” O’Neil 2014 (Lifetime Achievement Award) ha coronato la carriera di Joseph Henry “Joe” Garagiola, il grande ricevitore morto il 23 marzo 2016 a Scottsdale, Arizona, diventato poi famoso come annunciatore radio-televisivo, soprattutto come commentatore sportivo paragonabile al nostro Nicolò Carosio.
Nato a St. Louis il 12 febbraio 1926 da Giovanni e Angela Garavaglia, entrambi nativi di Inveruno, Joe crebbe in Elizabeth Street nella casa di fronte a Yogi Berra con cui condivise l’amore per il baseball. Joe fu reclutato dai Cardinals di St. Louis a soli 16 anni, preferito all’amico Yogi, debuttando nella massima divisione a 20. Sembrava un astro nascente ma deluse le aspettative, soprattutto quelle dei suoi ammiratori di St. Louis, in quanto la sua carriera professionale di ricevitore fu mediocre. Giocò soltanto nove stagioni : (St. Louis Cardinals -1946-51; Pittsburgh Pirates – 1951-53 ; Chicago Cubs – 1953-54 e New York Giants – 1954) per un totale di 676 partite.
Nel 1960 diede alle stampe il libro Baseball is a Funny Game che gli diede una certa notorietà per il suo carattere ironico, per gli aneddoti nel mondo dello sport e per lo stile che caratterizzò il suo modo di fare il cronista in radio e televisione, cui seguirono poi altri due volumi It’s Anybody’s Ballgame ( 1980) e Just Play Ball(2007).
Le delusioni in campo hanno spronato Joe Garagiola a intraprendere la strada del commentatore di baseball in seno alla NBC dove è rimasto con enorme notorietà e successo per 30 anni. Dopo esperienze varie, dal 1992 al 2012 ha invece coperto le partite degli Arizona Diamondsback, la squadra di cui suo figlio Joe, jr era il general manager.
Le sue apparizioni in televisione gli hanno permesso di conoscere e condividere il mondo del baseball con innumerevoli personalità compresi alcuni presidenti. Proprio in It’s Anybody’s Ballgame, Joe Garagiola ricorda la figura del padre Giovanni che apprezzava la democrazia americana e soprattutto gli sforzi dei presidenti Roosevelt e Truman, anche se la reale figura politica era quella dell’assessore locale Midge Berra che quando poteva aiutava i suoi compaesani ad affrontare le difficoltà quotidiane. Durante una delle tante apparizioni pubbliche, Joe Garagiola intrattenne il pubblico in attesa del discorso elettorale del senatore John F. Kennedy. Era il 1960 a St. Louis. Nella folla in attesa Joe scorse l’ex-presidente Harry S Truman e riuscì a farsi inquadrare mentre lo abbracciava. Tutto per far piacere la padre e fargli vedere che il suo sogno americano si era in qualche modo avverato. Grande regalo per Giovanni Garagiola, forse più del baseball.
Gary R Mormino
Gary R. Mormino è uno storico, scrittore e frequente articolista del Tampa Bay Times di Tampa, Florida e direttore emerito del Florida Studies Program della University of South Florida a St. Petersburg.
Tra i suoi libri : Land of Sunshine, State of Dreams: A Social History of Modern Florida, 2005, University Press of Florida ; Immigrants on the Hill,1986,University of Illinois Press, vincitore del Premio Howard Marraro per la Storia Italo Americana ; The Immigrant World of Ybor City, 1987, University of Illinois Press, vincitore del Premio Theodore Saloutos per la storia etnica Americana.
Mormino che ha presentato Immigrants on the Hill, la storia dell’emigrazione lombarda a St. Louis, a Cuggiono nel 1981 ricorda anche che “Mentre la Hill di St. Louis è famosa per il contributo dato al baseball americano, diverse persone sostengono che il quartiere dovrebbe essere più famoso per il calcio. Potenzialmente Joe Garagiola e Yogi Berra erano forse migliori calciatori che giocatori di baseball. La squadra americana di calcio che sconfisse l’Inghilterra nella Coppa del Mondo del 1950 in una partita ancor oggi considerata come la peggiore disfatta per gli inglesi, comprendeva cinque giocatori della Hill tra cui il mitico portiere Frank Borghi.”
Continua a scrivere per The Tampa Bay Tribune, The Orlando Sentinel e il Miami Herald.
Traduzione e inserimenti vari di Ernesto R Milani
8/4/2016