Ogni fine anno è tempo di bilanci. Lo è anche per questa rivista e per la nostra associazione che la cura, come per le tante altre associazioni o gruppi spontanei che nel territorio operano volontariamente.
E’ un fine anno un po’ particolare, che ci spinge a uno sguardo a “volo d’uccello” (le ali servono proprio a questo) non solo sull’anno trascorso, ma per quanto ci riguarda anche su questi quindici anni che ci separano dall’apertura de “Le radici e le ali”, e la contestuale ripresa della pubblicazione de “La Città Possibile”.
Va da sé che lo sguardo a quanto avvenuto va collegato a quanto si vorrebbe fare in futuro. Le cose fatte dalla nostra e dalle altre associazioni in questi anni, non sono poche, i cinquanta numeri della rivista i siti e le pagine social dei gruppi locali ne lasciano traccia eloquente.
Certo, la situazione in generale (clima che cambia, guerre, chiusure di ogni tipo) non è delle migliori, ma questo dovrebbe spingerci a non fermarci, a maturare la consapevolezza che le difficoltà devono anche essere un richiamo al fare. Se questi anni di covid hanno segnato un po’ tutti, hanno anche reso evidente che “non ci si salva da soli”, che è importante creare ponti con gli altri, siano questi cittadini, associazioni, enti, amministrazioni locali.
E farlo nel modo giusto, creando fiducia. Farlo anche nelle piccole cose, anche in quelle che sembrano le più scontate, ma che spesso scontate non sono. Ovviamente non perdendo mai la propria identità, ma cercando di giocarla stimolando reciprocità, come boccata d’ossigeno anche in contesti dove potrebbe prevalere la chiusura, e nei quali senza questo atteggiamento, anche le cose più semplici potrebbero diventare complicate. Le logiche burocratiche cresciute ultimamente certamente non aiutano, anzi.
Eppure malgrado le non poche difficoltà, dobbiamo renderci conto che le possibilità, le risorse, la ricchezza (in senso sociale e ambientale in primis) dei nostri luoghi non sono poche. E allora, senza dimenticare contesti più ampi, concentriamoci su ciò che a partire dalle situazioni che si vivono danno questi segnali di “intelligenza collettiva”, di capacità di agire, di immaginare il futuro.
Dall’impulso alla cultura nelle sue varie declinazioni, alla riscoperta dei nostri luoghi e della loro storia, alla riqualificazione urbana (qualcosa possiamo fare tutti), alla diminuzione dei rifiuti (lo spazio di scambio e baratto è anche questo), al sostegno alle piccole attività locali (come l’uso dei prodotti a km. zero), all’incremento delle rinnovabili e del loro utilizzo condiviso con la nascita delle comunità energetiche (che vanno al di là di confini comunali), al creare occasioni di sostegno a cittadini disagiati (compresi quelli nuovi ormai parte integrante del tessuto sociale), al creare momenti di convivialità.
Piccole “utopie concrete” alla nostra portata, ma che hanno forte valore simbolico e reale, piccole scelte di resistenza possibile da fare insieme contro chiusure e muri, piccoli passi solidali di pace verso noi umani, senza dimenticare gli altri viventi e la natura di cui siamo parte.