I gruppi che sostengono la Giunta di Legnano con comunicati e slides hanno cercato di giustificare l’inversione di rotta dalle promesse elettorali in merito allo spegnimento dell’inceneritore.
Si sprecano slogan e riferimenti “politically correct” quali economia circolare, riduzione dei rifiuti, tariffa puntuale, che vengono citati senza alcun riferimento concreto alle prassi operative, ai tempi di attuazione dei progetti, alle tecnologie previste.
In compenso non si fa alcun discorso reale in merito all’impatto dell’inceneritore sulla salute dei cittadini e sull’ambiente.
Ci sembra importante una verifica su affermazioni contenute nelle slide e nei comunicati:
1) oggi per l’inceneritore serve la massima quantità di rifiuti mentre domani ci sarà più raccolta differenziata e meno rifiuti. Ma, considerati i costi fissi dell’impianto, per la sostenibilità economica si dovranno bruciare più rifiuti speciali, più rifiuti sanitari e fanghi di recupero. Una bella conquista: dal servizio del territorio a “discarica” nazionale.
2) Prima era un vetusto impianto, poi con decine di milioni di investimenti si avrà un moderno impianto che, udite udite, produrrà energia (come nei lustri passati) e farà il teleriscaldamento. La favola del teleriscaldamento collegata al revamping ormai è vecchia almeno dal 2011 e chi ha seguito le vicende di Accam in questi anni conosce bene questi ritornelli spacciati ai Sindaci solo per giustificare le malefatte: il rischio dei rifiuti abbandonati per strada, il possibile default coi costi a carico dei comuni, il temuto ingresso dei privati, le spese di bonifica e si potrebbe proseguire.
3) Non viene fornito nessun dato concreto: quanti soldi si devono investire, per quanti anni sarà disponibile il terreno, se si metteranno riserve per coprire i 20 milioni indicati dall’ass.re regionale Cattaneo per la bonifica, quando si partirà per il “recupero dei materiali” ecc. Per chi ha vissuto le assemblee di Accam siamo al solito metodo: promesse, progetti mirabolanti, piani industriali da nababbi, tavoli tecnici per poi continuare ad incenerire quanto più possibile.
4) L’aspetto più grave esposto nelle slide riguarda la “governance”.
La colpa della crisi di Accam non viene data alle ruberie (vedi inchieste penali), alla vetustà degli impianti, al costo del personale, ai cambiamenti nell’economia ma alla dialettica tra i Soci.
Per risolvere il problema basta sostituire 27 Sindaci con 2 Amministratori delegati di due società partecipate (Ala e non Amga e Agesp), che fanno capo solo a 2 comuni e tutto è risolto.
Ovvero si sostituisce la democrazia dei Sindaci con 2 “poteri forti” buttando via tutte le promesse elettorali di partecipazione dei cittadini, controllo pubblico, interesse collettivo ecc.
Ricordiamo che col metodo democratico i soci minori erano riusciti a stendere un percorso virtuoso di spegnimento dei forni che era prevalso in assemblea. Poi la storia è girata in altro senso ma dare di fatto tutto il potere a 2 CEO è certamente poco tranquillizzante.
E appare significativo in questo senso la recente secretazione dei documenti assembleari che sono stati negati, con clausole di riservatezza illegittime, anche ai consiglieri comunali di opposizione in vari comuni.
E rimane aperto tutto il problema dell’In house e del controllo analogo.
Avvertiamo un profondo dispiacere nel vedere come persone e gruppi con cui si era condiviso un obiettivo difficile ma stimolante, nel solo interesse del territorio, si stiano allineando su un percorso fumoso ed aleatorio contornato da interessi non sempre trasparenti.