La Lombardia è stata una regione fortemente toccata dall’emigrazione, una delle regioni italiane dove l’emigrazione ha avuto i suoi numeri più alti; oggi però tutto questo è stato rimosso e ci siamo dimenticati di essere stati una terra di emigranti.
In particolare nel territorio dell’Alto Milanese, quello che una volta si chiamava il mandamento di Cuggiono e che oggi chiamiamo il Castanese, all’inizio del Novecento, più precisamente tra il 1901 e il 1915, emigrarono prevalentemente verso le Americhe 12500 persone. Il mandamento di Cuggiono non contava neanche 30000 abitanti.
In particolare per Cuggiono, allora capoluogo, i numeri sono da esodo biblico: tra il 1901 e il 1915 ben 3162 persone abbandonarono il paese per recarsi nelle Americhe, a quel tempo Cuggiono contava circa 6000 abitanti.
E’ facile immaginare cosa ha significato questo immane ed enorme fenomeno per il nostro territorio.
E’ quindi doveroso che si cominci seriamente a riappropriarci di questa nostra storia, per evitare che con il succedersi delle generazioni, la memoria di tutto questo vada a perdersi.
Una popolazione non può vivere senza radici e le nostre radici sono state anche queste.
In questi ultimi tempi c’è un nuovo interesse, anche per chi abita oltre Atlantico, a conoscere la propria storia; ne fanno fede e testimonianza i numerosi contatti, le lettere scritte, le richieste di informazioni che si sono via via infittite negli ultimi anni.
Tutto ciò è indice di un desiderio di conoscere le proprie origini, di capire i motivi che hanno spinto migliaia di persone a lasciare paesi e affetti familiari per la ricerca di qualcosa di meglio dalla vita; noi abbiamo il dovere di raccogliere queste esigenze e approfondirle per quanto ci è possibile.
Il fenomeno migratorio ebbe inizio attorno agli anni 1868-1870 causato dalla estrema povertà e miseria diffusa nel territorio e venne accentuato dalla grande crisi agraria esplosa negli anni ottanta, dagli aumenti dei fitti che i padroni terrieri imposero ai coloni, dalle scarsissime produzioni agricole.
Inoltre le filande e gli altri pochi opifici non offrivano sufficiente occupazione alla popolazione.
Le condizioni di vita, rese disperate dalla povertà, generarono forti epidemie di vaiolo e di colera; l’alimentazione malsana, i sistemi di conservazione delle poche derrate alimentari disponibili e i cattivi metodi di cottura e di conservazione contribuirono al diffondersi di malattie ed infezioni, la pellagra era un flagello che colpiva buona parte dei contadini.
L’Emigrazione divenne pertanto l’unica possibilità per sfuggire ad una maledizione che pareva non dover finire mai.
Tale fenomeno proseguirà con forte progressione sino al 1924, quando sarà frenato da leggi Americane ed Italiane tese a ridurre l’emigrazione di massa.