Dedicato all’altra metà del cielo in questo giorno di marzo! BREAD AND ROSES – IL PANE E LE ROSE Mentre avanziamo marciando, marciando, innumerevoli donne morte gridano nel nostro canto la loro antica richiesta di pane I loro spiriti sfiniti dal lavoro conobbero ben poco l’arte, l’amore la bellezza; sì, è per il pane che lottiamo… ma anche per le rose! Mentre avanziamo marciando, portiamo giorni migliori la rivolta delle donne è la rivolta della razza. Non più schiave e oziose, non più dieci che faticano ed uno che riposa, ma la divisione delle grazie della vita: Pane e rose! Pane e rose! Mentre avanziamo marciando, marciano nello splendore del giorno Un milione di cucine affumicate, un migliaio di grigi solai dove si lavora sono colpiti dalla luce che un sole improvviso rivela perché la gente ci sente cantare: Pane e rose! Pane e rose! Mentre avanziamo marciando, marciando lottiamo anche per gli uomini perché sono figli delle donne; grazie a noi nascono di nuovo. Nella nuova vita ci sarà dolcezza dalla nascita fino alla fine; le anime come i corpi possono morire di fame; dateci pane, ma dateci anche le rose! https://www.youtube.com/watch?v=HKEr5U8ERgc
Questa bellissima canzone “Bread and Roses” è ispirata a un lungo e vittorioso sciopero del 1912 delle operaie tessili di Lawrence, in gran parte immigrate italiane. Lawrence (Massachussets – USA) era una città tessile. Nel XX secolo, la meccanizzazione e la dequalificazione del lavoro permisero ai proprietari delle fabbriche di eliminare lavoratori qualificati e impiegare invece un gran numero di lavoratori immigrati non qualificati, la maggioranza dei quali donne e bambini, anche sotto i 14 anni.
Il lavoro nelle industrie aveva un ritmo estenuante, era ripetitivo e pericoloso e le condizioni erano diventate ancora peggiori per gli operai nel decennio prima dello sciopero. L’aumento della produzione permise ai proprietari delle fabbriche di tagliare i salari dei loro dipendenti e licenziare gran numero di lavoratori. Coloro che mantennero il posto di lavoro guadagnavano meno di 9 dollari a settimana per 56 ore di lavoro.
Una nuova legge del Massachussets entrata in vigore il 1º gennaio 1912 ridusse il numero massimo di ore di lavoro a settimana per le donne e i bambini da 56 a 54. L’11 gennaio i lavoratori scoprirono che, assieme alle ore di lavoro, la legge avrebbe ridotto anche la paga settimanale di 6 dollari, che corrispondeva a diverse forme di pane. Questa, per i lavoratori che vivevano sull’orlo della fame e che lavoravano in condizioni di sicurezza e di igiene praticamente inesistenti, fu la goccia che fece traboccare il vaso. A questo punto, i lavoratori, per la maggior parte donne, fermarono i telai e al grido di “Short pay, short pay!” (“Breve paga, breve paga!”) si riversarono nelle strade protestando. Il giorno seguente si unirono operai e operaie provenienti da altre fabbriche, e, nel giro di una settimana 25.000 lavoratori erano in sciopero.
Lo sciopero venne sostenuto dall’ IWW (Industrial Workers of the World) e due dei suoi maggiori esponenti, gli anarchici italiani Joseph Ettor e Arturo Giovannitti, contribuirono a formare un comitato di sciopero composto da due rappresentanti per ogni gruppo etnico all’interno delle fabbriche. In questo modo, ogni incontro sindacale fu tradotto in 25 lingue differenti, per superare le barriere linguistiche e far sì che tutti gli operai potessero partecipare attivamente alla protesta. I lavoratori e i sindacalisti stessi si rivelarono molto solidali tra loro, e fecero uno sforzo cosciente per unire i lavoratori di tutte le nazionalità: lo sciopero era nato da una diminuzione dei salari, ma si trasformò ben presto in una lotta più ampia, si stava combattendo per ottenere migliori condizioni di vita. Gli scioperanti cantarono, organizzarono spettacoli, balli, dibattiti e sfilate, e proprio durante queste manifestazioni le donne lavoratrici portavano cartelli e urlavano a gran voce “Vogliamo il pane, ma anche le rose”: non rivendicavano solo una paga decente, ma anche la possibilità di godere delle cose buone della vita.
Gli scioperanti di Lawrence inventarono il picchetto in movimento: la polizia aveva intenzione di arrestare alcuni di loro per vagabondaggio, così questi formarono una catena umana in movimento che manifestò per 24 ore su 24, tutti i giorni, intorno alle fabbriche, così che la milizia non riuscisse ad entrarvi. I poliziotti arrestarono le donne, ma queste si rifiutarono di pagare le multe e, non appena rilasciate, tornarono alle linee di picchetto.
Il 29 gennaio, le milizie misero con le spalle al muro un folto gruppo di manifestanti: dopo alcuni spintoni, partì uno sparo e morì Anna Lo Pizzo, una giovane donna di 34 anni. I testimoni sostennero che il proiettile fosse stato sparato dal poliziotto Oscar Benoit, ma quest’ultimo negò. Arturo Giovannitti e Joseph Ettor vengono arrestati con l’accusa di omicidio, nonostante essi non si trovassero a Lawrence quel giorno.
Elizabeth Gurley Flynn, attivista sindacalista dell’IWW, aveva allestito delle mense provvisorie, ma lo sciopero andava avanti da giorni e così furono stipulati degli accordi che prevedevano che molti bambini appartenenti alle famiglie dei lavoratori sarebbero stati mandati da famiglie in altre città che li avrebbero ospitati per tutta la durata della protesta. Questo attirò la pubblicità nazionale e internazionale e iniziarono ad arrivare anche numerose donazioni. I poliziotti risposero attaccando le donne e i loro figli alla stazione ferroviaria,in modo che i bambini non sarebbero potuti partire: li bastonarono e li trascinarono in camion militari.
Nonostante tutto, lo sciopero andò avanti fino al 14 marzo: i lavoratori ottennero un aumento del 25% per i lavoratori meno pagati e del 15% per quelli che erano più retribuiti, l’aumento per le ore di straordinario e la riassunzione degli scioperanti. I protestanti festeggiarono la vittoria cantando “The International”, l’inno socialista. Ma la lotta non si fermò con la fine dello sciopero: l’IWW mantenne il comitato di sciopero per andare a combattere per la liberazione di Ettor e Giovanitti. Inoltre, nel mese di aprile fu arrestato anche un operaio scioperante, Joseph Caruso. I tre rimasero in carcere senza cauzione e furono processati nel settembre 1912. In tutto il paese si tennero dimostrazioni e riunioni di massa in loro sostegno, fu minacciato lo sciopero generale e l’IWW raccolse 60 mila dollari per la loro difesa. Quando vennero arrestati tutti i membri del Comitato di Difesa Ettor-Giovannitti, quindici mila lavoratori il 30 settembre 1912 a Lawrence scioperarono per il giorno intero, lavoratori svedesi e francesi minacciarono il boicottaggio di prodotti di lana provenienti dagli Stati Uniti e moltissimi sostenitori italiani dei due sindacalisti si radunarono davanti al consolato degli Stati Uniti a Roma. I tre imputati furono assolti il 26 novembre 1912.
(Liberamente tratto e adattato da Wikypedia)